Svezia

…., era da tempo che bramavo la Svezia e, ad una delle tante cene di caccia a casa mia, io ed i miei amici dott. Mazzoni Cesare, e dott. Gamberini Emiliano ” affermatissimi professionisti nel settore medico-ospedaliero”, il primo, impiegato a Ravenna, il secondo a Cesena, abbiamo messo a punto anche la caccia in Svezia!! Partiti i miei amici il giorno 7 Settembre di buon ora, con auto stracarica di viveri, fucili con cartucce, bagagli, ma sopratutto, i nostri cani ” tre per ciascuno”, ed io, il giorno 9 Settembre in aereo, con partenza da Bologna, ci siamo ritrovati alla sera del giorno stesso, all’areoporto di Lulea in Svezia; 17° centigradi, giusta umida, tempo coperto e aria stracarica di usta di selvatici locli…….. Ad aspettarmi in areoporto, un poco provati dal lungo viaggio, i miei amici, compagni di viaggio ed avventura, Cesare ed Emiliano….; un mega abbraccio di  ben ritrovati, e immediatamente ripartiti alla volta dei luoghi di caccia.  Ci siamo recati, come campo base, in un piccolo villaggio della Svezia settentrionale, sul confine Norvegese, a quota 500 mt. Tutto il giorno seguente è servito per reperire i permessi locali per l’esercizio venatorio e, nel contempo, ha permesso sia a noi, che ai cani, di riprenderci dallo stress derivante dal lungo viaggio. Riposati, motivati e carichi di entusiasmo, il primo giorno di caccia è stato speso completamente contemplando ed ammirando il paesaggio; determinato in prevalenza da zone boschive, con immense radure ricoperte di vegetazione costituita da “ betulle nane” e, costellato a perdita d’occhio di piccoli laghetti. I cani hanno preso presto confidenza col terreno e la selvaggina locale, pur pagando lo scotto della lunga trasferta. I giorni seguenti sono stati un continuo orgasmo di azioni di caccia, esplorazione di nuovi terreni, di ferme, consensi ed ovviamente di bellissimi tiri seguiti da magistrali riporti. Ad arricchire la gita, il raggiungimento di due mete che sembravano inconquistabili: la prima con un’imbarcazione di fortuna e la seconda in elicottero; entrambe precedentemente avvistate dalle vette più alte da noi raggiunte a piedi. Il programma giornaliero prevedeva la partenza in gruppo per giungere ai posti di caccia ed il ritorno individuale; tanto da acconsentire ad ognuno di noi di muoversi in pieno agio, senza condizionare i compagni di avventura. La selvaggina locale è costituita da pernici bianche di montagna e di bosco; le seconde molto più numerose. Trattasi di tetraonidi dalle dimensioni ridotte, dall’usta molto forte, che acconsente anche ai cani più inesperti o giovani, di entrare in competizione con i più anziani ed efferati. Entrambe le specie godono di forte istinto gregario, vivono quindi in colonie molto numerose che, se sbrancate, consentono un ottimo risultato, anche  senza coprire grandi aree. E’ tuttavia una selvaggina molto facile da scovare, dal tiro poco impegnativo e numerosissima su tutto il territorio…… Cinque giorni di caccia sono volati, con risultati a dir poco eccellenti su tutti i fronti: compagnia affiatata, ottimo rendimento dei cani, carnieri abbondanti e indimenticabili abbuffate a tavola “con manicaretti e pietanze dell’altro mondo”, sempre preparate con sapienza e buon gusto, dal Dottore, cacciatore, cinofilo e, per nostra grande sorpresa, anche grande cuoco,  Emiliano Gamberini . La voglia di esplorare nuove zone era tanta, come tanta era  la curiosità destata dalle abitudini schive del gallo Cedrone; decidemmo quindi di cambiar zona e tipo di caccia. A 250 km  SUD EST rispetto il primo campo base , in un territorio completamente diverso da quello che in cui cacciavamo fino a qualche giorno prima; tutte conifere a perdita d’occhi, ci siamo buttati a galli cedroni…!! In foreste di conifere giganti, con leggero sottobosco, costituito per lo più da agrifoglio, betulle nane, piante di mirtillo e ribes, i galli cedroni; a casa loro, in pieno agio e, per nulla intimoriti dai nostri cani, tanto meno da noi, con sapienza e tecnica, sono riusciti più volte a far salva la loro vita!!……  Il cedrone è un uccello molto, ma molto più schivo della beccaccia, in grado di sottrarsi ai cani di pedina per centinaia di metri, ed il povero cane da buon fermatore, non lo incalza per costringerlo a terra…, ma lui, temendo i vari predatori locali, quali volpe, lince e lupo, scappa!|! quei pochi soggetti, ai quali siamo riusciti fortuitamente a sparare, l’hanno fatta comunque salva, grazie all’elemento sorpresa ed al fitto bosco. Oltre ai cedroni, qualche incontro fortuito, l’ho fatto con i francoli: veri e propri folletti, o meglio spettri, fantasmi, che danno l’impressione di apparenti visioni; in grado di frullare silenziosamente, sia a qualche metro davanti al cane, ancora in fase di accertamento, che dalle cime degli altissimi abeti. Sette giorni di caccia sono passati velocemente, come velocemente sono passate le notte insonne, cagionate dal russio permanente, ritmato e spezzato ogni 15 minuti dalle “apnee ostruttive notturne”, del Dottor Cesare Mazzoni, o dalle tante abitudini notturne del Dottor Gamberini Emiliano: quali abitudinale e consolidata ora di lettura notturna dalle ore  2 alle 3, o rasatura capelli da farsi rigorosamente prima dell’alba!! Per sette giorni, abbiamo convissuto in pochi metri abitativi, ma senza problemi alcuni, con tolleranza e rispetto  assoluti gli uni verso gli altri, e dividendoci per competenza e capacità,  i compiti domestici in modo esemplare: Emiliano, come detto in precedenza era di cucina, Cesarino apparecchiava e sparecchiava per pranzo e cena, ed io al lavaggio delle stoviglie, oltre alle decine di pentole, pentolini, colini, battilarde, recipienti, casseruole e quant’altro, messo in uso dal mago della cucina!!!

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